Frizzanti, gioiose e festaiole sono le bollicine, con un quid in più lo Champagne!
Martedì scorso la Delegazione di Agrigento e Caltanissetta ha ospitato il Focus sugli Champagne condotto, sapientemente, dal Presidente Ais Sicilia Camillo Privitera, affiancato dal delegato e vice presidente Francesco Baldacchino, e coadiuvati dalla responsabile di segreteria di delegazione Enza Pendolino.
L’ospite d’onore della serata è lo Champagne:
con i suoi 34.000 ettari vitati, le 300 milioni di bottiglie prodotte e i 5 miliardi di fatturato annuo, resta in assoluto la bollicina più conosciuta e desiderata al mondo. La sua storia, tra miti e leggende, è fatta di perseveranza, ricerca e grande capacità di marketing. Sempre fedeli a loro stessi, i vignerons della Champagne hanno puntato tutto sulle loro uve: Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier su tutti, ma anche Pinot Blanc, Petit Meslier, Arbane, Blanc Dorè e Gros Blanc; ricordando anche Enfumè e Pinot de Juliet ormai in via d’estinzione.
Gli appassionati in sala, sia essi sommelier che semplici amateurs de vin, hanno partecipato attivamente in un confronto aperto con il Presidente Privitera in attesa di vedere il prezioso nettare riempire i calici. La squadra di sommelier guidata dal responsabile servizi Lillo Trupia, è composta dai sommelier Luigi Gangarossa e Maria Sardo.
Il primo Champagne in degustazione è Delamotte Brut Le Mesnil Sur Oger.
La maison Delamotte, fondata nel 1760, è tra le più antiche aziende di champagne con i suoi 250 anni di storia. È situata a Le Mesnil-sur-Oger: Grand Cru della Côte des Blancs, famosa per i suoi vini Chardonnay. Nella Côte des Blancs le uve Chardonnay si adattano bene al regolare regime idrico assicurato dalla predominanza di gesso, da granuli di calcite e da scheletri di microrganismi marini, che qui sono rimasti in seguito al ritirarsi delle acque di un mare poco profondo, circa 70 milioni di anni fa. Il calice dello champagne Delamotte Brut Le Mesnil Sur Oger è realizzato con un 55% di Chardonnay, 35% di Pinot Noir e 10% di Pinot Meunier. Si delinea per la sua piacevolezza, e accompagna il sorso con eleganza e vivacità. Dal colore giallo dorato e perfettamente cristallino, la degustazione evidenzia al naso sentori di fiori bianchi come la margherita e di agrumi in particolare di lime; al palato viene fuori una vibrante acidità che garantisce una grande bevibilità; moderatamente sapido, presenta un’eccellente coerenza gustativa. Da degustare e riassaggiare, così come avvenuto in sala con un pubblico che si è mostrato sapientemente attento ad ascoltare la descrizione del relatore.
Il secondo Champagne è il Brut Blanc de Noirs di Maurice Grumier – Venteuil – Vallée De La Marne. Nasce nel cuore della rinomata Marna, sottozona della AOC Champagne. Qui le uve di Pinot Meunier fanno da padrone poiché perfettamente entrate in sintonia con l’ambiente pedoclimatico nel quale crescono. Ottenuto da uve a bacca nera di Pinot Meunier e Pinot Noir, il calice, mostra un colore giallo paglierino, con riflessi dorati, assolutamente brillante; al naso evidenzia le caratteristiche olfattive del Pinot Meunier di piccoli frutti di sottobosco tali da conferire un carattere rustico al vino ed ancora, sentori erbacei e di minerale. Al palato esce fuori una sferzante ed energica freschezza che lentamente cede il posto alle note gusto olfattive di croccantezza tipiche del Pinot Meunier. Il carattere avvolgente di questo champagne aiuta a far venire fuori non solo un’attenzione sempre più convinta del pubblico ma anche una briosa partecipazione.
Il terzo Champagne degustato è la Cuvée Brut Nominé Renard – Villevenard – Vallée Du Petit Morin. Le uve di Chardonnay (40%), Pinot Noir (30%) e Pinot Meunier (30%) impiegate nell’elaborazione di questa cuvée, provengono da 4 diversi territori: la Côte des Blancs, la vallata della Marna, la Côte de Sézanne e Villevenard. È questa diversità d’origine dei crus che conferisce alla cuvée Brut Nominé la sua forte identità: eleganza, freschezza e mineralità. Al naso sentori di frutta esotica e di frutta secca i quali, quest’ultimi riconducono inequivocabilmente alle arachidi; il sorso è fresco, minerale, descritto anche “largo” in quanto questi elementi acquisiscono al palato un volume importane. Sulla scia delle bollicine finemente scoppiettanti, la platea rompe gli schemi, abbandonandosi alle emozioni che si pronunceranno in maniera sempre più decisiva nel corso della degustazione degli ultimi due Champagne.
Il quarto Champagne è il Brut Nature Grand Cru Soutiran – Ambonnay – Montagne De Reims Sud. Nasce dall’assemblaggio del 41% Pinot Noir e 59% Chardonnay, le cui uve provengono dai vigneti esclusivamente a classificazione Grands Crus nei dintorni del villaggio di Ambonnay, nell’areale della Montagne de Reims. Affinamento per 3 anni sui lieviti e sboccatura 2012; nessun dosaggio finale per questo Champagne de Terroir. La descrizione del relatore è talmente irrefrenabile da condurre la platea ad un turbinio di sensazioni e riflessioni sul vino in esame: al naso è percepibile una freschezza ariosa portata da note iodate miste a brioche, miele, mandorla fresca e fieno. Al palato è carnoso ed è esaltato da un ritorno aromatico di erbe di anice. Il finale lascia una sensazione tattile e gustosa molto persistente, scandita da una leggera salinità. È un’interminabile combinazione di note giovani ed evolute, accompagnata da profonda finezza, vibrazione e volume.
Lo stato di appagamento si raggiunge con la degustazione del quinto Champagne: Brut Lelarge Pugeot – Vrigny – Montagne De Reims Estremità Nord. È una cuvée di Pinot Meunier, Pinot Nero e Chardonnay provenienti da vigneti a classificazione Premier Cru dei villaggi di Vrigny nelle Montagne di Reims. Età media delle vigne 30 anni; 10 mesi di affinamento in botti di rovere, preceduti dalla maturazione della cuvée sui lieviti per circa 3 anni. Il relatore insieme al suo pubblico ha raggiunto una perfetta sintonia: c’è ormai uno scambio vivo e vivace se non frizzante, per rimanere in tema di bollicine, di considerazioni che non fanno altro che sottolineare la qualità e l’identità di quest’ultimo assaggio. Sentori ad ampio raggio che vanno dalle note floreali a quelle di agrumi freschi e di scorza d’arancia e di zenzero fino a quelle tostate e di chicco di caffè. Gusto morbido, rotondo, pieno e cremoso, bilanciato da un’acidità sferzante.
L’intensità dei momenti vissuti durante la masterclass può essere capita se ci fermiamo un attimo a riflettere come lo Champagne, sia sempre stato raccontato e celebrato dalla letteratura e dalla musica di ogni tempo e provenienza: “Il musicista coscienzioso deve servirsi del vino di Champagne per comporre un’opera comica. Vi troverà la gaiezza spumeggiante e leggera che il genere richiede.” E. T. A. Hoffmann.
Se amate le bollicine di qualità continuate a seguirci sulle nostre pagine social e sui siti ufficiali presto scoprirete tutte le grandi novità per il Festival delle bollicine Siciliane Sicilia in Bolle!